"PREFIERO MORIR DE PIE
QUE VIVIR DE RODILLAS"

(Emiliano Zapata)

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TARQUINIA
L'AREA ARCHEOLOGICA DELLA DOGANACCIA E I TUMULI MONUMENTALI TARQUINIESI

L'area archeologica della Doganaccia, non lontana dall'Aurelia Bis, si trova sul versante occidentale del colle dei Monterozzi, parallelo al sito dell'antica città etrusca di Tarquinia (Tarchna) e noto per la presenza delle tombe dipinte.
La Doganaccia ospita due grandi tombe a tumulo, dette "del Re" e "della Regina", e alcune tombe a camera.
I due maestosi tumuli monumentali risalgono al VII secolo aC e probabilmente vennero innalzati per volere di due rami della stessa famiglia aristocratica, desiderosa di esibire ricchezza e potere.
Il seplocreto della Doganaccia infatti ospitava i resti di persone appartenenti all'alta società tarquiniese dell'epoca e oggi è considerato un vero cimitero principesco.

Area della Doganaccia, Tumuli del Re (a sinistra) e della Regina (a destra)

TUMULI TARQUINIESI Il tumulo monumentale tarquiniese, diverso da quello di Cerveteri, è una sepoltura risalente al periodo orientalizzante e arcaico (VII-VI secolo aC) ed è caratterizzato, nella maggior parte dei casi, dalla presenza di un grande basamento scavato nella roccia e ricoperto da una cupola di terra e detriti.
L'antica città di Tarquinia, adagiata sul colle attualmento detto della Civita, era circondata da numerosi tumuli monumentali.
Tombe di questo tipo, infatti, non sono presenti solo nel sito della Doganaccia ma anche in quelli di Poggio del Forno, a est della città antica, di Poggio Gallinaro, a nord, e in località Infernaccio, a ovest.
Queste tombe vennero costruite, probabilmente, per esaltare il potere economico e politico, incentrato sulla proprietà della terra e sul controllo degli scambi commerciali, detenuto dalle famiglie emergenti della comunità tarquiniese e, forse, ospitarono i resti dei lucumoni dell'antica città etrusca.
Il tumulo tarquiniese è costituito da un'ampia camera funeraria a pianta rettangolare le cue pareti si stringono salendo verso l'alto fino alla chiusura formata dal pesanti lastre di pietra.

Area della Doganaccia, Tumulo del Re
L'ingresso del tumulo si raggiunge attraversando un ampio spazio a cielo aperto, detto piazzaletto, utilizzato anticamente per lo svolgimento di cerimonie e di spettacoli funerari.
La base di alcuni tumuli era rivestita da muri formati da blocchi regolari e sormontati da sculture di animali posti a guardia delle sepolture.
Sepolcri dell'VIII-VII secolo aC simili, per architettura e tecnica costruttiva, ai tumuli monunemtali di Tarquinia sono presenti nella località di Salamina nella parte orientale dell'isola di Cipro, immersa nelle acque del Mediterraneo orientale e all'epoca popolata dai greci.
E' probabile che il modello cipriota sia giunto in Etruria, nel corso del VII secolo, al seguito di maestranze orientali. Si tratta del periodo in cui, secondo la tradizione, giunse a Tarquinia, da Corinto, un greco di nome Demarato, futuro padre del re di Roma Tarquinio Prisco.


Area della Doganaccia, Tumulo del Re (foto tratta dal sito viadeiprincipi.it)

Area della Doganaccia, Tumulo del Re

IL RE Ad esplorare il tumulo "del Re" nel sito della Doganaccia fu, nel 1928, l'archeologo Giuseppe Cultrera.
Gli scavi effettuati da Cultrera riportarono alla luce l'intera circonferenza del tumulo, il cui diametro è superiore ai 35 metri.
La tomba "del Re" rispetta il modello del tumulo tarquiniese ed è quindi formata dal consueto basamento, scavato nella roccia e originariamente rivestito da regolari blocchi di calcare, e dalla solita calotta di terra.
L'unica camera interna, leggermente decentrata rispetto alla cupola, ha una pianta rettangolare e risulta in parte scavata nella roccia e in parte edificata con blocchi di calcare, tufo e nenfro.
Il locale è segnato dalla presenza della volta ogivale tipica dei tumuli tarquiniesi, chiusa da una doppia serie di lastroni di nenfro, ed è precueduto dal piazzaletto.
Il sepolcro, vittima di precedenti saccheggi, ha restituito un contenitore per il vino sul quale venne dipinto, in lingua etrusca, un nome greco, a conferma della presenza di forestieri nella società tarquiniese del VII secolo.
Vennero recuperati anche ceramiche da banchetto, alcuni frammenti di bronzo, una lamina ornamentale d'oro e i resti in ferro di un carro.
La tomba, ultimate le ricerche, venne restaurata e rinforzata con integrazioni di mattoni e cemento.

Area della Doganaccia, Tumulo del Re

LA REGINA Il tumulo "della Regina", studiato agli inizi del XXI secolo dall'Università degli Studi di Torino e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale, ospitava i resti di un personaggio di rango elevato.
La tomba, dalla tipica architettura orientalizzante, venne edificata scavando gli ambienti funerari e realizzando il tipico ingresso a cielo aperto, ai cui lati vennero in seguito disposti i blocchi del paramento.
La copertura della tomba venne realizzata con terra e pietrame.
Si tratta, con il suo diametro di circa 40 metri e con la sua altezza superiuore ai dieci, del tumulo monumentale al momento più grande di Tarquinia.
All'interno del piazzaletto, oltrepassata la scalinata d'ingresso, gli archeologi hanno rinvenuto, nella zona utilizzata per le cerimonie, tracce di pitture policrome realizzate su intonaco bianco che rappresentano, per ora, la più antica testimonianza, risalente forse alla metà del VII secolo, della pittura etrusca tarquiniese, dedicata in questo caso non ai morti ma ai vivi.

Area della Doganaccia, Tumulo della Regina

LA TOMBA DI TIPO GEMINO Nei pressi della tomba "della Regina" si trova una tomba formata da due camere affiancate, detta di tipo gemino, risalente alla seconda metà del VII secolo aC.
Questo sepolcro, forse il prototipo del suo genere in territorio etrusco, venne realizzato per ospitare, con grande probabilità, i resti di alcuni parenti del defunto sepolto nel vicino tumulo monumentale.
Le due camere della tomba gemina hanno pianta rettangolare irregolare, una coppia di banchine e copertura a falsa ogiva, tipica delle tombe tarquiniesi di età orientalizzante.
Davanti ai due locali si trova un vestibolo raggiungibile mediante una scalinata e segnato sul perimetro dalla presenza di una banchina utilizzata in occasione delle cerimonie.

LE ULTIME SCOPERTE La tomba "gemina" rappresenta solo uno dei tanti interessanti scavi effettuati nel sito della Doganaccia.
L'ultima grande esplorazione avvenuta nella zona risale al 2013 e ha permesso di studiare la tomba dell'Aryballos sospeso, così chiamata in onore dell'unguentario che gli archeologi hanno trovato appeso ad un chiodo all'interno del sepolcro.
Gli scavi sono stati effettuati, grazie a finanziatori privati, dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale e dall'Università di Torino e, in seguito ai grandi risultati raggiunti, hanno ottenuto una notevole visibilità sui media italiani e non solo. Della scoperta si sono occupate infatti le principali testate italiane e anche la rivista americana Archeology ha ritenuto opportuno dedicarle un articolo nel numero di Gennaio / Febbraio 2014.
La tomba, realizzata presso il tumulo "della Regina", risale al VII-VI secolo e ospitava i resti di una donna e di un uomo, inumato in un secondo momento e forse figlio della donna.
Il corredo presente nella tomba ha custodito per decine di secoli moltissimi reperti: ceramiche etrusco-corinzie, oggetti ornamentali, fibule, suppellettili, armi, gioielli d'oro, bacili di rame e, ovviamente, l'aryballos sospeso cui è stata intitolata l'intera tomba.
All'esterno del sepolcro sono stati rinvenuti oggetti da simposio e una grattugia in bronzo che hanno rammentatro agli archeologi presenti un antico rituale, descritto da Omero, con il quale si mescolavano vino e formaggio.

Area della Doganaccia, Tomba dell'Aryballos sospeso (foto tratta dal sito di Leggo)

LA VIA DEI PRINCIPI L'area archeologica della Doganaccia, sito Unesco, è decisamente ricca di materiali e informazioni sull'antica comunità etrusca di Tarquinia ed è visitabile grazie all'itinerario archeologico denominato "Via dei Principi", promosso dalla Regione Lazio, dal Comune di Tarquinia e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell?Etruria Meridionale.
Il progetto "Via dei Principi" si occuperà anche della valorizzazione della tomba dell'Aryballos sospeso.


Per maggiori informazioni:
Pagina dedicata alla città etrusca di Tarqunia sul sito pagineveloci.net
Pagina dedicata all'età villanoviana dell'antica Tarquinia sul sito pagineveloci.net
File pdf dedicato al Tumulo del Re sul sito viadeiprincipi.it
Sito del progetto Via dei Principi
Pagina dedicata alla Doganaccia sul sito della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale
Pagina dedicata al Tumulo della Regina sul sito della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale
Pagina dedicata alle ricerche effettuate presso la Doganaccia - con breve filmato degli scavi
Pagina dedicata al numero di Gennaio/Febbraio 2014 sul sito della rivista Archeology
Articolo dedicato da Leggo alla Tomba dell'Aryballos sospeso
Foto della Tomba dell'Aryballos sospeso dal sito di Leggo
Articolo dedicato allo scavo presso la Tomba dell'Aryballos sospeso sul sito del Corriere della Sera
Voce dedicata dal sito della Treccani alle recenti ricerche effettuate presso il sito della Doganaccia


Cartina stradale con, in evidenza, il sito della Doganaccia

Aurelia Bis

Doganaccia


di Stefano Rosati

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