In basso le onde del mare, l'odore della salsedine, le antiche imbarcazioni di legno con il loro carico di ricchezze ormeggiate vicino al molo, le vele al vento pronte a sfidare le acque del Mediterraneo, le grida dei lavoratori intenti al carico e allo scarico delle merci, le voci dei commercianti dediti ai loro ricchi traffici. In alto, sulla cima di un colle, la ricca città di Tarchna. E' il VI secolo aC, è la ricostruzione fantasiosa, ma non troppo, dell'antico panorama della zona di Tarquinia.
LA CITTA' SUL COLLE La città etrusca di Tarchna (Tarch(u)na, Tarchuna), in latino Tarquinii, sorgeva su un colle, conosciuto oggi con il nome di Pian di Civita e distante circa sei chilometri dal mare.
Dall'alto del colle, cento chilometri circa a nord di Roma, Tarchna dominava la valle del fiume Marta, che proprio nelle vicinanze di questa città, abbandonato il lago di Bolsena, confonde le sue acqua con quelle del Tirreno.
Tra l'antico centro urbano e la riva del mare si trova il colle dei Monterozzi, scelto dagli antichi abitanti di Tarchna come sede della principale necropoli cittadina e individuato dai loro discendenti, nella sua parte occidentale, come luogo ideale per l'edificazione del medievale insediamento di Corneto.
MITO E REALTA' Nella storia di Tarchna si confondono spesso, particolarmrnte a proposito delle epoche più renmote, mito e realtà.
La città venne descritta dagli storici greci e romani come una dei principali centri del mondo etrusco.
Il mitico fondatore di Tarchna, dal quale la città prese il nome, fu Tarconte, figlio o fratello del re Tirreno.
La leggenda narra che Tirreno abbandonò, alla testa del suo popolo, la Lidia, regione dell'attuale Turchia occidentale, per raggiungere l'Italia centrale. Ebbe così inizio, secondo il mito, la presenza degli etruschi in Italia.
Come Tirreno, con la sua gente, abbandonò la sua terra per cercare fortuna a ovest così, secoli dopo, Lucumone, con moglie e numerosa famiglia al seguito, abbandonò Tarchna per cercare, e trovare, fortuna a sud, dove, con il nome di Tarquinio Prisco, divenne re delle giovane ma promettente città di Roma.
Tarquinio Prisco, secondo la tradizione, fu il primo sovrano di una vera e propria dinastia etrusca.
Il rapporto tra i sovrani romani di origine etrusca, effettivamente esistiti secondo numerosi storici, e i sudditi propriamente romani fu lungo, fine del VII e VI secolo aC, e probabilmente turbolento.
I meriti di questa dinastia furono talmente grandi da permettere a Roma di conoscere il suo primo periodo di splendore ma le sue colpe, leggendarie e non solo, furono tali da spingere i romani a rinnegare la monarchia per fondare una Repubblica. La Repubblica nel giro di pochi secoli estese il suo controllo su gran parte dell'Europa, sul Nord Africa e sul Vicino Oriente per poi dare vita, tra i tremendi bagni di sangue delle guerre civili, alla nuova istituzione del principato, all'Impero Romano.
ETA' VILLANOVIANA E ORIENTALIZZANTE
L'alba di Tarchna, al di la delle leggende, risale all'età del ferro (epoca villanoviana) quando, tra IX e VIII secolo aC, sul suo territorio si formò un grosso centro proto-urbano. Il centro proto-urbano si sviluppò e, nel corso del VII secolo (epoca orientalizzante), divenne una città. La città prosperò e assunse rapidamente una posizione preminente sui centri vicini.
LE NECROPOLI
L'affermazione delle aristocrazie locali portò, nel VII secolo, alla costruzione di sepolture monumentali, volute per custodire ricchi corredi funebri e sovrastate da giganteschi tumuli. Cominciarono così a svilupparsi le famose Necropoli di Tarquinia.
L'attenzione degli abitanti dell'antica Tarchna verso i defunti proseguì nel corso del VI secolo, durante il quale si diffuse il gusto per le pitture tombali. Le ultime dimore degli etruschi di Tarchna vennero decorate con scene di banchetti funebri, di giochi, di viaggi nell'oltretomba.
LA RICCA TARCHNA
Il VI secolo a Tarchna, la cui influenza giunse fino alle sponde del lago di Bolsena, fu così prospero da attirare verso i suoi porti, come quello di Gravisca, mercanti provenienti da tutto il Mediterraneo. La città conobbe, alla metà del V secolo, un periodo di crisi sociale ed economica. Alla fine del V secolo Tarchna, superate le difficoltà, assunse la guida della confederazione delle città etrusche, il cui mondo era minacciato a nord dai celti e a sud dell'emergente Roma.
Tra V e IV secolo Tarchna si dotò di una cinta murariaì. L'opera difensiva, lunga circa otto chilometri, fu realizzata in tufo.
Alla prima metà del IV secolo aC risale il famoso altorilievo dei "Cavalli Alati", oggi conservato nel Museo Archeologico nazionale Tarquiniense e originariamente parte della decorazione di un grande tempio etrusco-italico. Questo antico luogo di culto poggiava su un ampio basamento ed era caratterizzato dalla presenza di una cella singola e di ali laterali.
Il Museo Archeologico Nazionale
TARCHNA E TARQUINII
L'ascesa di Roma coincise con il declino di Tarchna. Le due città incrociarono le armi per la prima volta nel 358 aC. e all'inizio del III secolo, nel 281 aC, Tarchna venne sconfitta definitivamente da Roma e ridotta al rango di stato federato.
La città visse da quel momento all'ombra di Roma. Nella prima metà del I secolo aC Tarquinii, Tarchna in latino, divenne municipium e ricevette la cittadinanza romana ma perse l'autonomia politica.
Roma partì alla conquista del mondo antico e divenne un impero.
Al tempo della dinastie degli Antonini, nel II secolo dC, la città visse giorni felici e nel IV secolo divenne sede vescovile.
CORNETO E TARQUINIA
L'impero romano collassò e Tarquinii decadde all'epoca delle invasioni barbariche. Lentamente, di secolo in secolo, il colle della Civita fu abbandonato. La popolazione e la diocesi si spostarono sul vicino colle dei Monterozzi dove sorse Corneto, l'attuale Tarquinia.
Immagini della città medievale e contemporanea
Pagina dedicata alla
cultura villanoviana nella storia di Tarquinia
Link utili:
Pagina dedicata al Museo Archeologico Nazionale Tarquiniense
Voce dedicata a Tarchna/Tarquinia sul sito della Treccani
di Stefano Rosati