San Martino al Cimino è un borgo, attualmente frazione del Comune di Viterbo, sorto sul versante nord-occidentale dei Monti Cimini, all'interno della Riserva naturale del lago di Vico e a 561 metri slm; il centro abitato è delimitato da una cinta muraria, aperta da due sole porte, alla quale risulta addossata una lunga sequenza di case, uguali nelle dimensioni e nella forma e disposte a schiera.
L'edificio più noto del borgo è probabilmente la chiesa abbaziale che, a partire dal XIII secolo, ispirò, con la sua architettura, una svolta in senso gotico nell'arte viterbese.
San Martino al Cimino (Viterbo)
L'ABBAZIA CISTERCENSE
La zona di San martino, secondo alcune fonti, ospitava un monastero già nel IX secolo dC ma la sua storia si fa interessante a partire dagli inizi del XIII secolo quando l'attuale Abbazia fu affidato ai monaci cistercensi di Pontigny da parte di papa Innocenzo III.
L'ordine cistercense era nato sul finire dell''XI secolo ma, forte anche dell'opera di Bernardo di Chiaravalle, si era già affermato al momento dell'arrivo a San Martino, favorito da una regola particolarmente rigorosa e dalla notevole attività nella bonfica e nelle colonizzazione del territorio evidenziata dai monaci.
Il complesso abbaziale fu notevolmente e rapidamente ampliato dai cistercensi; alla fine del secolo furono ultimati l'infermeria, la biblioteca, il forno, l'officina, il refettorio, l'appartamento dell'abate e il magazzino indicato dai documenti come palatium parvum.
Il declino dell'Abbazia fu perà repentino quanto i lavori per il suo ingrandimento e il luogo, in pochi decenni, fu abbandonato quasi completamente; agli inizi del XV secolo, e ormai avviato alla rovina, il complesso era abitato soltanto da un abate e da un monaco.
San Martino al Cimino
Abbazia
L'ABBANDONO
I restauri promossi alla fine del secolo da Francesco Todeschini Piccolomini, nipote di papa Pio II, non si rivelarano sufficenti a rivitalizzare la chiesa che, nel 1564, fu sottratta ai cistercensi e ceduta al Capitolo Vaticano, perdendo il titolo di Abbazia.
Innocenzo X (Giambattista Pamphili), nel 1645, favorì la rinascita del complesso restituendo il titolo abbaziale alla chiesa, sottratta all'autorità episcopale, e donando la "terra di S. Martino" (principato dal 1653) alla cognata Olimpia Maidalchini.
(foto in alto) Roma, Fontana dei Fiumi (Piazza Navona)
Stemma di Papa innocenzo X
(foto in mezzo) - San Martino al Cimino, Abbazia
Stemma di Papa Innocenzo X posizionato al di sopra del portale
(foto in basso) - Viterbo, Porta Romana
Sulla destra è possibile vedere lo stemma di Papa Innocenzo X, autore di una visita a Viterbo e a San Martino al Cimino nell'ultimo periodo della sua vita
OLIMPIA MAIDALCHINI
La nobildonna, nata a Viterbo sul finire del XVI secolo e sposata in seconde nozze con Panfilo Pamphili, aveva favorito nel 1644 l'elezione di Innocenzo X, ottenendo in cambio la nomina a cardinal nipote prima per il figlio Camillo (che in seguito rinunciò per sposare Olimpia Aldobrandini) e poi per il giovanissimo nipote Francesco Maidalchini e ricavando conseguentemente per se una posizione rilevante nella politica romana e italiana (meno in quella europea) dell'epoca (presenziò addirittura accanto al papa all'apertura della porta santa in occasione dell'anno santo del 1650); Olimpia Maidalchini morì nel 1657, a causa delle peste, a San Martino al Cimino, dove si era ritirata in seguito aila morte di Innocenzo X (avvenuta agli inizi del 1655) e all'esilio ordinatole da papa Alessandro VII (Fabio Chigi), già segretario di Stato e suo vecchio avversario.
Roma, Piazza Navona
Olimpia Maidalchini visse nella casa dei Pamphili a piazza Navona e durante il pontificato di Innocenzo X favorì l'ingrandimento e l'abbellimento dell'edificio.
Roma, Sant'Agnese (Piazza Navona)
La nobildonna finanziò anche la costruzione della chiesa di S. Agnese e della fontana dei Fiumi (realizzata da G.L. Bernini)
LA RINASCITA
L'influente Olimpia, grazie alla collaborazione di architetti come Borromini, trasformò radicalmente il borgo di San Martino nel tentativo di consolidare il prestigio dei Pamphili, attuando una politica di tipo "neofeudale" sull'esempio di molte grandi famiglie romane dell'epoca; ambienti dell'antica Abbazia furono sostiuiti dal nuovo palazzo principesco, la chiesa fu restaurata e modificata (ad esempio nella zona dell'abside e del transetto) e ai lati della facciata dello stesso edificio furono innalzate, sotto la direzione di Marc'Antonio De Rossi, due torri campanarie chiuse da una copertura a cuspide e caratterizzate dalla presenza di bifore, di un orologio (sulla costruzione di sinistra) e di una meridiana (sulla costruzione di destra).
San Martino al Cimino
Facciata della Chiesa con il Palazzo Pamphili sulla sinistra
LA CHIESA ATTUALE
La chiesa abbaziale, privata tra il 1911 e il 1915 delle sovrastutture barocche, è oggi sede parrocchiale e sorge accanto al palazzo Pamphili, voluto dalla stessa Olimpia, e, secondo la tradizione cistercense, guarda verso occidente; sulla facciata dell'edificio si apre un portale ad arco, decorato sulla lunetta dallo stemma di innocenzo X e sovrastato da uno spettacolare finestrone costituito da due monofore affiancate e da un rosone.
San Martino al Cimino
Facciata della Chiesa con particolare del portale
L'INTERNO
L'imponente Abbazia internamente presenta una tipica pianta a forma di croce latina e risulta suddivisa in tre navate, separate da archi ogivali sorretti da colonne e pilastri cruciformi di tipo borgognone; l'edificio è coperto da una volta a crociera.
San Martino al Cimino
interno della chiesa con particolare su un pilastro e su una colonna
Sul pavimento dell'alta e ben illuminata navata centrale, davanti all'ingresso, si trova un'ampia lapide di marmo risalente al 1647 e richiesta dalla principessa Olimpia per ricordare il card. Raniero Capocci e il card. Francesco Piccolomini.
San Martino al Cimino
Lapide dedicata ai cardinali Capocci e Piccolomini
La navata destra ospita il Fonte battesimale, separato dal resto della chiesa da una cancellata in ferro battuto risalente al XVII secolo; sulla vasca è presente uno stemma raffigurante la tiara e le chiavi pontificie, ricordo del periodo durante il quale l'Abbazia fu riunita al capitolo Vaticano (1564-1645), mentre la parete di fondo mostra un affresco del XVI secolo (e di autore ignoto) raffiugarante il Battesimo di Cristo.
L'ALTARE
Sulla destra dell'altare è possibile osservare i resti di due affreschi: una delle due pitture risale al XIV secolo e ritraeva la Madonna in trono, il Bambino e un cardinale (probabilmente Egidio de Torres benefattore dell'Abbazia) mentre l'altra raffigurava la Madonna con Bambino, due Santi e angeli (XVI secolo).
L'altare, davanti all'abside illuminata da un doppio ordine di ampie monofore, risale al periodo cistercense e, alla sua destra, una cappella ospita una tela dedicata alla Madonna del Rosario e risalente al XVII secolo.
San Martino al Cimino
Affresco raffigurante il Battesimo di Gesù
San Martino al Cimino
Resti di un affresco raffigurante la Madonna in trono con il Bambino e un cardinale
San Martino al Cimino
Resti di un affresco raffigurante la Madonna con Bambino, due Santi e angeli
San Martino al Cimino
Madonna del Rosario
IL CHIOSTRO
Accanto alla parete di sinistra dell'Abbazia sono i resti del chiostro cistercense, costituiti da pochi archi e da un contrafforte; nei pressi del chiostro si trova la sala Capitolare, detta Camera del Trebbio, ristrutturata nel XVI-XVII secolo e decorata da stucchi e affreschi ritraenti alcuni castelli di proprietà della famiglia Pamphili e da scene mitologiche e grottesche nelle vele delle volte.
San Martino al Cimino
Chiostro
PER MAGGIORI INFORMAZIONI:
Voce dedicata a San Martino al Cimino dal sito della Treccani
Voce dedicata a Olimpia Pamphili dal sito della Treccani
Voce dedicata a Olimpia Pamphili dal sito della Treccani
Voce dedicata a Pontigny dal sito della Treccani
Voce dedicata all'ordine cistercense dal sito della Treccani
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testo e foto di Stefano Rosati