"PREFIERO MORIR DE PIE
QUE VIVIR DE RODILLAS"

(Emiliano Zapata)

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VILLANOVIANI
L'ALBA DELLA CIVILTA'

Prima di Roma, prima degli Etruschi, prima della storia un'antica cultura si sviluppò e si affermò in Italia, una cultura lontanissima nel tempo dai moderni italiani ma a loro spesso molto vicina nello spazio, una cultura talvolta poco conosciuta e per questo affascinante, una cultura oggi nota con il nome di villanoviana.



Pianoro sul quale sorgeva l'antica insediamento villanoviano di Tarquinia

LA CULTURA VILLANOVIANA La prima apparizione della cultura villanoviana nel mondo dell'archeologia risale alla metà del XIX secolo. Nel 1853 infatti venne rinvenuto a Villanova, nei pressi di Bologna, un antichissimo seplocreto caraterizzato dal rito funerario della cremazione e dalla seguente sepoltura dei resti ossei scampati al fuoco, raccolti per l'occasione in vasi biconici di terraccotta, in pozzetti ricavati nel terreno.
Non stavano riemergendo i resti di un popolo dimenticato ma quelli di una cultura diffusa nell'area successivamente considerata etrusca e di un remoto periodo storico dell'Italia caratterizzato da grandi cambiamenti e da una forte spinta in senso protourbano.
E' dunque esistita una cultura villanoviana ma non un vero popolo villanoviano, anche se spesso il termine villanoviano viene usato in senso etnico.

COLLOCAZIONE GEOGRAFICA La parola "villanoviana" è attualmente utilizzata per indicare una cultura presente, durante la prima età del ferro, nell'Italia centro-settentrionale, tra l'Etruria tirrenica e l'Emilia Romagna, e in parte in quella meridionale, nell'area costiera di Pontecagnano (Salerno) e in quella interna di Sala Consilina.
Un isolato insediamento di tipo villanoviano è riemerso anche nelle Marche, a Fermo.
Tra IX e VIII secolo aC, gli antichi abitanti della penisola italica cominciarono ad utilizzare il ferro per la produzione dei loro oggetti.
All'epoca la penisola era segnata dalla presenza di varie culture come, ad esempio, quella di Golasecca nel nord-ovest, quella atestina protoveneta nel nord-est e quella medio adriatica nelle Marche.
Incerte sono le ragioni della diffusione della cultura villanoviana sul territorio, in particolar modo nelle regioni meridionali della penisola italiana.
Forse i "villanoviani" dell'antica Etruria colonizzarono i territori a nord e a sud oppure, più verosimilmente, la cultura villanoviana sorse in Etruria per poi raggiungere rapidamente l'Emilia Romagna al nord, attraverso i valochi appennici, e la costa salernitana al sud, sulle onde del mare. Dalla Romagna la cultura villanoviana potrebbe aver infine raggiunto, grazie alla navigazione costiera sull'Adriatico, la zona di Fermo.

LA RIVOLZUONE VILLANOVIANA Le tante innovazioni legate alla nascita della cultura villanoviana e la sua diffusione a partire dalle regioni costiere hanno fatto ipotizzare un legame tra questa cultura e ipotetiche popolazioni provenienti dal mare.
In realtà la cultura villanoviana evidenzia notevoli similitudini con una precedente cultura italica, detta protovillanoviana, risalente all'età del bronzo. I punti di contatto sono piuttosto forti nell'ambito funerario.
L'età del ferro portò con se alcuni significativi cambiamenti socio-economici e demografici, contemporanei all'avvento della cultura villanoviana.
Questa cultura visse tre fasi distinte: quella antica (900-820), quella di passaggio (820-770) e infine quella recente (770-730).

NUOVI INSEDIAMENTI Il peso dell'agricoltura nell'economia della prima età del ferro era maggiore rispetto all'età del bronzo e nelle comunità cominciarono a sorgere le prime differenziazioni sociali.
L'aumento della popolazione spinse le comunità di età villanoviana ad abbandonare i piccoli villaggi di capanne dell'età del bronzo, sorti spesso su altipiani ben difendibili ma poco adatti all'agricoltura, per spostarsi su grandi pianori prossimi ad approdi costieri o corsi d'acqua e vicini alle risorse naturali (terreni fertili, pascoli, giacimenti minerari, luoghi di caccia).
Le sepolture vennero collocate all'esterno degli abitati, spesso sulle colline circostanti.
Solo in alcuni casi le necropoli sorsero anche in pianura o a fondovalle come, ad esempio, a Tarquinia dove, sotto le mura medievali dell'odierna città, è stato rivenuto il sepolcreto "Le Rose", alle pendici del pianoro dei Monterozzi. I nuovi centri erano formati da capanne, dalla forma ovale (ma anche quadrangolare e rettangolare) e ampie alcune decine di metri, fatte di pareti d'argilla cruda, legno, paglia e frasche. Queste primitive abitazioni erano radunate in gruppi separati tra loro da spazi liberi adibiti alle coltivazioni e ai pascoli.
Le capanne della prima età del ferro sono fedelmente riprodotte dalle urne funerarie usate all'epoca.
In questo periodo i villaggi erano privi di fortificazioni e di opere difensive e non disponevano di aree sacre.


Schema sintetico di una capanna villanoviana


LE SEPOLTURE Il rituale funebre incineratorio fu molto spesso quello prediletto dai villanoviani della prima fase. Ad esso si affiancò, nella seconda fase della cultura villanoviana, per divenere preponderante nel'ultimo periodo, il rito dell'inumazione.
I corredi funerari della prima fase villanoviana, sobri e formati da pochi oggetti, fanno intuire l'esistenza di società abbastanza uniformi anche se forse i membri della comunità avevano in vita ruoli sociali differenti che si annullavano tradizionalmente solo al momento del seppellimento. Certamente esistevano figure sociali particolari quali quella del pater familias, capo di un nucleo familiare allargato.
E' altamente probabile poi l'esistenza di primitivi organismi politici.
Nella seconda fase villanoviana i corredi si arricchirono e cominciarono ad indicare il prestigio del defunto. La società si stava differenziano mentre iniziavano i contatti con culture esterne.

LA FASE RECENTE Le caratteristiche tipiche dei centri urbani apparvero nell'ultima fase villanoviana quando sparirono gli spazi liberi interni e i pianori vennero occupati quasi interamente.
Stavano nascendo in questi secoli remoti i primi nuclei abitativi di quelle che noi oggi conosciamo come città etrusche: Tarquinia, Vulci, Cerveteri, Veio, Orvieto, Vetulonia, Populonia.
Quest'ultima città rappresenta un'eccezione poichè non si sviluppò ad una manciata di chilometri dal mare, come molti grandi insediamenti villanoviani, ma esattamente sulla costa.

APPRENDISTATO In questo periodo i centri villanoviani dell'Etruria storica intrattennero, per terra e per mare, rapporti e commerci con popoli della penisola italica, ad esempio quelli del Lazio meridionale e della Campania, e con genti mediterranee, ad esempio quelle della Sardegna e della Grecia. I greci si dimostrarono fortemente interessati ai metalli della Toscana costiera.
E' possibile che i grandi centri villanoviani dell'Etruria meridionale (Tarquinia, Veio, Vulci, Cerveteri) abbiano svolto un ruolo da intermediari tra il mondo greco e il mondo villanoviano della Toscana, forse offrendo protezione armata ai greci.
Queste relazioni, in particolare quelle con i greci, permisero ai cosiddetti villanoviani di importare nuove tecnologie e nuovi modelli culturali, come la scrittura e forse la viticoltura, e conseguentemente ne favorirono un ulteriore evoluzione sociale.
Il contatto con il mondo greco favorì la produzioone di vasi, prima in argilla depurata e in seguito anche in impasto sottile eseguito al tornio.
Maestranze orientali, forse originarie della Fenicia, introdussero tecniche innovative per la lavorazione dell'oro come la granulazione.

VERSO IL FUTURO Nel corso dell'VIII secolo e agli inizi del VII avvenne infine la colonizzazione del territorio circostante le città, con la fondazione di numerosi insediamenti sparsi.
Durante l'ultima fase villanoviana nelle città si diffusero le prime élite sociali, che però non furono accompagnate da discrimazioni nei confronti delle donne.
La cultura villanoviana stava lentamente sfumando nella civiltà etrusca storica.

Pagina dedicata alla cultura villanoviana nella storia di Tarquinia

di Stefano Rosati

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