"La fortuna, la prosperità e la felicità possano assisterci! Quiriti, sceglietevi un re.." (Livio)
L'INTERREGNO I romani, perso Romolo, avvertirono la necessittà di darsi un nuovo capo e a Roma si inaugurò quella che potremme considerare una dinastia sabina, come evidenziano le comuni origini dei primi tre successori del fondatore.
Livio racconta che i senatori, non riuscendo a individuare un candidato all'altezza della situazione e ben visto da tutte le etnie presenti nella primordiale società romana, si accordarono per un governo collegiale.
"Così i cento senatori decidono di governare collegialmente: creano dieci decurie e da ognuna di esse traggono un rappresentante destinato a gestire l'amministrazione dello stato. Governavano, quindi, in dieci, anche se uno solo aveva le insegne ed era scortato dai littori. Il potere di ciascuno di essi durava cinque giorni, poi passava a rotazione a tutti gli altri."
L'interregno dei senatori, secondo Livio, durò un anno e venne interrotto dal malumore del popolo che avrebbe sopportato un re ma non poteva certo tollerarne cento.
LA SCELTA DI NUMA POMPILIO I senatori capirono che il loro potere era destinato a morire e, per conservarne almeno una parte, decisero di rinunciarvi spontaneamente. I cittadini avrebbero eletto il nuovo sovrano ma il senato avrebbe dovuto ratificare la sua nomina.
"In quel periodo Numa Pompilio godeva di grande rispetto per il suo senso di giustizia e di religiosità. Viveva a Cures, in terra sabina, ed era esperto, più di qualsiasi suo contemporaneo, di tutti gli aspetti del diritto divino e di quello umano."
La scelta di Numa Pompilio (in latino Numa Pompilius) non fu certo casuale. Si trattò di una decisione condivisa da tutti, compresi i non sabini, in virtù della statura morale del prescelto. Numa avrebbe garantito l'unità dello stato e impedito l'affermazione di un gruppo sugli altri.
RE PER VOLERE DEGLI DEI Il secondo re di Roma, con molta probabilità effettivamnte esistito anche se la maggior parte delle notizie sul suo conto provengono da tradizioni difficilmente dimostrabili, era sposato con Tazia, figlia di Tito Tazio. Secondo la tradizione fu discepolo di Pitagora, evento questo impossibile analizzando le cronologie tradizionali poichè Numa visse tra VIII e VII secolo mentre Pitagora giunse in Italia nel VI secolo, verso il 530 aC.
Il re era noto per la sua religiosità e la sua onestà e prima di assumere l'imperium, il potere, volle officiare due riti religiosi: la lettura degli auspici e l'inauguratio o investitura.
La prima cerimonia serviva ad interpretare il volere degli dei attraverso il volo degli uccelli o studiando le viscere di un animale.
Oggi possiamo solo immaginare queste suggestive scene. Il sovrano, probabilmente sul Campidoglio, è seduto sopra una pietra collocata nel templum, un area sacra dalla forma quadrata. Sulla sua sinistra si trova un uomo, l'augure, che ha il capo velato e impugna un bastone ricurvo e privo di nodi, il litus.
Gli occhi dell'augure scrutano la città, quelli di Numa guardano verso sud dove si trova il monte Albano, l'antico centro spirituale dei popoli latini.
La cerimonia ha inizio e l'augure tocca il capo di Numa chiedendo a Giove di approvarne la nomina quale nuovo re.
Si tratta di un momento decisivo. Tutti aspettano l'evento che renda nota la volontà divina.
Il segno tanto atteso giunge. Giove parla attraverso il volo degli uccelli e con questo comunica il suo assenso.
Durante la seconda cerimonia un augure trasmetteva l'imperium al nuovo sovrano toccandolo sulla testa con la mano destra.
Numa, terminati i due riti, divenne ufficialmente il secondo re di Roma. Secondo la tradizione correva l'anno 715 aC.
IL REGNO DI NUMA POMPILIO Sotto il regno di Numa Roma conobbe un primo importante sviluppo religioso e morale. Il perenne stato di guerra che accompagnava la vita dei romani, secondo il nuovo sovrano, non favoriva l'affermazione delle sue leggi. Numa decise perciò di rendere più pacifici i rapporti coi popoli vicini, fino a quel momento piuttosto burrascosi.
Per Roma iniziò un periodo di pace. Il re si dedicò al progresso civico di una città libera, per la prima volta, dalle armi.
Il sovrano dette il buon esempio rinunciando alla sua guardia armata personale.
NUMA E LA RELIGIONE A Numa, per la sua devozione, viene attrbuita l'istituzione di importanti collegi sacerdotali, simili a quelli di molte popolazione latine e italiche, come quelli dei Flamini e delle Vestali, queste ultime in realtà già presenti a Roma al momento della sua elezione.
Il collegio femminile delle Vestali aveva il compito di custodire il fuoco sacro di Vesta mentre quello maschili dei flamini era formato dai sacerdoti degli antichi culti di Giove e di Marte e del più giovane culto di Quirito.
Un'altra fondamentale istituzione religiosa romana sembra risalire al periodo di Numa Pompilio, quella del Pontefice Massimo, Il re avrebbe introdotto questa carica per affidarle il colleggio dei Pontefici. I Pontefici, letteralmente costruttori di ponti, controllavano la pratica ortodossa del culto e forse si occupavano delle cerimonie che non rientravano nelle competenze degli altri collegi sacerdotali.
Sotto Numa Pompilio la religione cominciò ad assumere un ruolo importante nella vita dei romani che iniziarono a viverla come un fatto pubblico e effettuarono donazioni sempre più cospicue in onore degli dei. In città sorsero i primi veri templi. Particolarmente significativa, legato alla politica pacifica del sovrano, è senza dubbio l'introduzione di un'area dedicata al culto di Giano, all'incrocio tra la via Sacra e quella che collegava la Suburra e il Foro. In tempo di pace gli ingressi di questo luogo rimanevano chiusi, quando Roma era in guerra restavano aperti per permettere in qualsiasi momento l'accesso dei guerrieri.
Per garantire la pace Numa favorì anche l'adozione del culto del dio Terminus, signore dei confini e difensore della giustizia e della pace.
Resti della Casa delle Vestali, di epoca successiva al regno di Numa Pompilio
NUMA E LA NINFA EGERIA I romani rimasero particolarmente colpiti dalla spiritualità del loro sovrano. Per i romani dell'epoca il secondo re di Roma traeva ispirazione per i suoi provvedimenti dagli incontri notturni con la ninfa Egeria, creatura mitologica legata alla dea Diana e abitante presso un Bosco Sacro.
Sarebbe stata Egeria, ad esempio, a rivelare a Numa il significato nascosto dietro la caduta di uno scudo dal cielo.
Lo scudo, secondo la ninfa, rappresentava la protezione divina sulla città di Roma e Numa, per rendere impossbile il furto, ne fece costruire undici copie identiche.
I dodici scudi erano noti come Ancilia e la loro custodia venne affidata ai Salii, riuniti in un collegio sacerdotale introdotto da Numa Pompilio per l'occasione.
UNA NUOVA ROMA In questo periodo, grazie alle iniziative del suo saggio sovrano, la giovane Roma si rafforzò al suo interno, arricchendosi di una struttura sociale e civile che prima non possedeva, e cominciò a mostrarsi agli occhi dei vicini non più come un villaggio aggressivo e bellicoso ma come una città vera e propria, improvvisamente devota agli dei.
Il sovrano non si occupò solo della spiritualità dei suoi sudditi ma anche della loro vita pratica. Al tempo di Numa venne adottato infatti il calendario di dodici mesi, aggiungendo gennaio e febbraio a quello di dieci mesi introdotto precedentemnte da Romolo.
LA MORTE DI NUMA POMPILIO La lunga e pacifica vita del sovrano terminò, secondo la tradizione, nel 673 aC.
Secondo la leggenda la Ninfa Egeria si ritirò nel suo bosco e dalle sue lacrime di dolore nacque una sorgente ancora oggi esistente. Numa Pompilio venne sepolto sul Gianicolo, colle dedicato al dio Giano, insieme ad un'arca contenente libri sulla religione e sulla filosofia pitagorica, che però Numa non poteva conoscere, scritti in greco e latino su papiri.
I libri vennero ritrovati agli inizi del secondo secolo aC, in piena età repubblicana. Quelli scritti in greco vennero distrutti perchè ritenuti pericolosi.
I quattro figli maschi del re, che forse ebbe anche una figlia femmina madre del futuro re Anco Marzio, divennero i capostipiti di quattro gentes romane e avviarono l'utilizzo del nome gentilizio. Fino ad allora ogni persona aveva solo due nomi, quello individuale e il patronimico, derivato dal nome paterno.
La città di Romolo era di nuovo senza una guida.
Roma cercava nuovamente il suo re.
* I brani presenti nel testo sono tratti dalla "Storia di Roma" di Tito Livio, Libro I
Link utili:
Voce dedicata a Cures sul sito www.treccani.it
Voce dedicata a Numa Pompilio sul sito www.treccani.it
Voce dedicata al dio Giano sul sito www.treccani.it
Voce dedicata al dio Terminus sul sito www.treccani.it
Voce dedicata alla ninfa Egeria sul sito www.treccani.it
Letture utili:
G. Antonelli - Gli uomini che fecero grande Roma antica
Tito Livio - Storia di Roma - Libro I
di Stefano Rosati