Nel cuore dell'Italia sorge Assisi e nel cuore di Assisi c'è il complesso architettonico del Convento e della Basilica di San Francesco.
LA BASILICA
La costruzione della Basilica iniziò nel 1228, appena due anni dopo la morte di San Francesco, per volere dei frati minori.
La cripta con la tomba del Santo venne sovrastata in una prima fase dalla sola Basilica Inferiore, terminata intorno al 1230, e successivamente anche da quella Superiore, concacrata nel 1253. Entrambe le basiliche presentano una sola navata.
La Basilica inferiore venne costruita secondo i dettami dello stile romanico, è buia e formata da numerose celle la cui decorazione venne affidata a vari artisti senza un programma comune.
La Basilica Superiore è invece un esempio dell'architettura gotica italiana. Un luogo della spiritualità, dovuta alla memoria del Santo, e al contempo della bellezza, esaltata dall'opera di alcuni dei più grandi artisti italiani, e non solo, del XIII e XIV secolo.
La luce irrompe all'interno dell'edificio da grandi bifore chiuse da vetrata decorate.
Sulla parte alta della navata e lungo il transetto (il braccio corto della basilica) sono ritratte storie dell'Antico e del Nuovo Testamento, le pareti invece raccontano le storie di San Francesco.
Tra i tanti artisti impegnati nella decorazione della Basiclica emergono in particolare Cimabue e Giotto.
CIMABUE
Cimabue fu uno dei più grandi pittori dell'epoca. Un innovatore. Le sue opere rispettano le regole della tradizione bizantina (nella posa delle figure, nello scarso interesse per la rappresentazione dello spazio, nei gesti e nei lineamenti) ma allo stesso tempo, la drammaticità delle sue scene rappresenta una forte innovazione rispetto alla pittura orientale.
Cimabue affrescò il Transetto, con la crocifissione, e poi, divenuto direttore dei lavori, affidò la terminazione del lavoro ad artisti come Jacopo Torriti e Duccio da Boninsegna.
GIOTTO
Sulla presenza di Giotto ad Assisi alcuni studiosi si dimostrano scettici poichè i documenti su questa materia sono scarsi e ambigui e il suo lavoro nella Basilica sembra molto distante da quello, realizzato dieci o quindici anni dopo, nella Cappella degli Scrovegni a Padova. E' molto probabile comunque che le opere attribuite a Giotto nella Basilica di Assisi siano state effettivamente realizzate dal grande artista.
Giotto da Bondone (dal nome del padre), toscano e forse allievo dello stesso Cimabue, segnò il definitivo distacco della pittura italiana dal modello orientale. Si tratta di un personaggio chiave della cultura italiana, al pari secondo molti studiosi di Dante Alighieri e Francesco Petrarca. Fu infatti l'artefice della moderna lingua figurativa italiana.
L'arte di Giotto risulta segnata dall'opera di Cimabue, nella rottura con la tradizione bizantina, ma anche da quella di artisti come Pietro Cavallini e Arnolfo di Cambio, nel gusto per l'antichità classica.
Giotto ad Assisi, dopo aver dipinto una delle volte e alcune scene bibliche, si dedicò, probabilmente poco più che ventenne e prima del 1292, alla realizzazione degli affreschi dedicati alla vita di San Francesco.
LE STORIE DI FRANCESCO
Le Storie di Francesco narrano la vita del Santo, secondo il racconto fatto da Bonaventura da Bagnoregio, dalla sua adolescenza fino alla morte.
Francesco viene descritto in mezzo alla sua gente, in luoghi concreti e riconoscibili e all'interno di spazi architettonici tridimensionali.
Il Santo è raffigurato sullo sfondo di ambienti urbani realistici. Nella scena in cui un uomo stende il proprio mantello davanti a Francesco, emergono l'attenzione e la precisione con la quale Giotto dipinse edifici conosciuti dal santo, contemporanei ma anche di epoca romana. Nel caso in questione sono rappresentati il tempio di Minerva e il Palazzo Comunale di Assisi.
Immagine della scena.
Gli affreschi dedicati al presepe di Greccio e alla predica di Francesco davanti a Papa Onorio III sono invece due notevoli esempi della capacità giottesca di rappresentare la profondità degli spazi.
Immagine della scena del Presepe
In particolare la scena con il papa è contraddistinta dalla presenza di volte e colonne decisamente realistiche.
Immagine della scena della predica
I volti dei personaggi descritti da Giotto sono credibili come le sue architetture e mostrano passioni e sentimenti reali.
Nella scena in cui San Francesco rinuncia ai beni paterni si nota il forte distacco tra il padre, trattenuto dai presenti, e il figlo che guarda verso il cielo nel quale compare una mano.
Immagine della scena
Giotto, per citare alcune scene esemplificative, descrisse il santo nell'atto di predicare agli uccelli, che gli vanno incontro e gli volano intorno, e di donare il proprio mantello ad un povero, lo raffigurò in San Damiano, quando viene chiamato a restaurare la chiesa diroccata, e ad Arezzo, dalla quale scaccia i diavoli.
UNA NUOVA ARTE PER UN MONDO NUOVO
L'arte di Giotto è innovativa, è un'arte nuova e capace di rappresentare una nuova spiritualità, quella di San Francesco, ed offrirla ad un nuovo pubblico, l'emergente ceto borghese delle rinate città medievali.
Infine una curiosità.
Giotto, a Firenze, si cimentò nuovamente con la vita di San Francesco, nella chiesa francescana di santa Croce nel corso del secondo decennio del XIV secolo.
Il pittore in questo caso raffigurò il Santo senza barba. La barba di San Francesco, presente nel più vecchio ciclo di Assisi, era infatti diventata nel corso degli anni un simbolo scomodo, quasi eversivo, e per quetso venne eliminata.
di Stefano Rosati