"PREFIERO MORIR DE PIE
QUE VIVIR DE RODILLAS"

(Emiliano Zapata)

ARCHIVIO

ARCHIVIO FOTOGRAFICO

VULCI
I SEGRETI DELLA TOMBA FRANCOIS

Sul fondo di una stretta e umida cavità aperta in un terreno al confine tra Toscana e Stato Pontificio, un uomo si insinua attraverso uno stretto passaggio ricavato nella pietra che sigilla un'antica porta e, strisciando come un serpente, penetra in un ambiente sconosciuto.
L'esploratore sposta lentamente una torcia attraverso l'aria pesante, squarciando la profonda oscurità che lo circonda, mentre uno spettacolo unico riemrge silenziosamente dagli abissi di un oblio millenario: il sepolcro della famiglia Saties sta svelando ad Alessandro François i suoi segreti e i suoi tesori.


Vulci, Tomba François

L'IPOGEO DEI SATIES L'ipogeo della famiglia Saties, conosciuto per lo più con il nome di tomba François, si trova sul lato destro di un viottolo accessibile dalla strada che collega il Parco Archeologico di Vulci a Canino (VT), presso la sponda sinistra del fiume Fiora e nelle vicinanze del Castello della Badia (sede del Museo Archeologico Nazionale di Vulci) e, pur avendo perso i ricchi coredi funerari (finiti in vari angoli del mondo) e la maggior parte delle decorazioni pittoriche, custodisce architetture suggestive e storie affascinanti.


Vulci, resti della città etrusco-romana


Vulci, Laghetto del Pellicone
Il piccolo e suggestivo specchio d'acqua è generato dal fiume Fiora


Vulci, Castello della Badia

LA SCOPERTA La Tomba, visitabile con accompagnamento didattico in occasione di attività speciali o su prenotazione, fa parte, insieme al tumulo della Cuccumella e alla vicina Tomba delle Iscrizioni, della Necropoli Orientale di Vulci, realizzata di fronte al pianoro un tempo occupato dall'abitato etrusco, e fu scoperta nel 1857 dall'ingegnere fiorentino Alessandro François che, incuriosito da "... una lunga fila di annose querce, la di cui verdegginate chioma era prova evidente di vegetazione floridissima, la quale non poteva derivare che da una polpa di terra assai profonda", individuò, al di sotto di una porzione di terreno morbido, il varco d'ingresso, sigillato da blocchi di nenfro, e il lungo e profondo dromos di un'ipogeo risalente alla metà del IV° secolo aC.

Vulci, Tomba François
Ricostruzione

François, non senza difficoltà, riuscì a penetrare, nel mese di aprile, all'interno del sepolcro ed ebbe modo di ammirare le spettacolari pitture, dallo scopritore stesso assimilate a quelle di Botticelli e Perugino e piutosto insolite nel contesto pittorico etrusco, che, accompagnate da ricchi corredi funerari, ne decoravano le pareti interne e ne arricchivano la sorprendente architettura.

Vulci, Tomba François
Veduta della camera centrale presente sul lato destro della tomba
La camera probabilmente rappresenta il nucleo originario della tomba e fu sigillata prima della fine dei lavori spingendo gli artisti a decorare, insoltiamente, le pietre che ne chiudevano il varco d'ingresso


Vulci, Tomba François
Dromos d'accesso visto dall'alto


GLI INTERNI La tomba Francois presenta spazi interni piuttosto estesi, tipici dei sepolcri vulcenti, disposti su una pianta a "T rovesciata" e coperti da soffitti particolarmente alti e decorati perlopiù con raffigurazioni di travi.

Vulci, Tomba François
Piantina dell'ipogeo con il dromos, le camere esterne e i locali interni

Attorno al vasto atrio centrale e al tablino si dispongono sette camere sepolcrali, sul fondo quella assegnata al capostipite Vel Saties, politico e condottiero locale, e sui lati, tre per parte, quelle realizzate per ospitare i restanti membri della famiglia; l'esaurimento degli spazi interni, favorito dal trascorrere degli anni e dalla crescita del numero di defunti accolti dalla tomba, rese necessario, per garantire il riposo degli ultimi Saties, l'utilizzo di vani appositamente ricavati lungo le pareti del dromos d'accesso.

Vulci, Tomba François
Camera di Vel Saties


LE DECORAZIONI Atrio e tablino erano stati interamente affrescati dagli artigiani scelti dai Saties, tra i quali pittori forse originari della Magna Grecia, che avevano realizzato vasti affreschi sovrastati da un fregio a festone e da un meandro prospettico e disposti al di sopra di uno zoccolo di colore rosso.

Vulci, Tomba François
Fregio

Gli affreschi, dopo essere stati accuratamante asportati dalle pareti del sepolcro nel 1863, furono trasferiti altrove su ordine dei Torlonia, all'epoca della scoperta proprietari del terreno presso il quale era stata realizzato l'ipogeo dei Saties e che già era appartenuto a Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone e principe di Canino per volontà di papa Paolo VII; le pitture sono oggi conservate presso Villa Albani a Roma, essendo rimaste sotto il controllo della famiglia Torlonia.

I RITRATTI Un ritratto di Vel Saties, riccamente vestito, era visibile sul lato destro, presso la parete compresa tra la seconda e la terza cella a partire dall'ingresso, insieme alla raffigurazione di un personaggio di bassa statura e di incerta identità, forse un servo o il figlio di Vel.

Frammento raffigurante Vel Saties

Le pareti dell'ipogeo raffiguravano anche Sisifo e Anfiarao (a destra della porta d'ingresso), Aiace Oileo e Cassandra (a sinistra della porta d' ingresso), il saggio Nestore, Fenice, Eteocle e Polinice , Cneve Tarchunies Rumach (forse Tarquinio Prisco) e Marce Canitinas.

ACHILLE Sulle pareti del tablino, antistanti il vano di fondo, erano invece raffigurati, rispettivamente sulla destra e sulla sinistra, uno scontro fra etruschi e romani e il sacrifio di alcuni prigionieri troiani ad opera di Achille. Le due pitture, la prima a carattere storico e la seconda a sfondo mitologico ed epico, sono utili per ricostruire elementi relativi all'evoluzione della civiltà etrusca e alla storia romana arcaica.

Disegno realizzato da Carlo Ruspi, nel XIX° secolo, per riprodurre uno degli affreschi un tempo presenti presso la tomba François
Achille uccide un prigioniero troiano, alla sua sinistra si trovano l'ombra di Patroclo (con il torace ferito e bendato) e Vanth (con le ali spiegate), alla sua destra sta Charun (dall'orrido aspetto)

L'affresco dedicato ad Achille indica la diffusione della cultura greca nella terra d'Etruria e la fusione tra mito orientale e elementi culturali indigeni; la pittura racconta infatti la vendicativa punizione inflitta dall'eroe greco ai troiani per la morte di Patroclo, presente nell'opera originale nelle forme poco definite di una sorta di fantasma, affiancando agli eroi greci (Agamennone, Aiace Telamonio e Aiace d'Oileo) e ai prigionieri troiani (le cui gambe sanguinanano a causa delle ferite loro procurate per impedirne la fuga), raffigurazioni di demoni tipici della religione etrusca (Vanth e Charun, armato di martello).

SERVIO TULLIO L'opera originariamente presente sulla parete destra illustra invece uno scontro tra guerrieri etruschi di Vulci e romani, avvenuto agli inizi del VI° secolo aC, quando Vulci capeggiava una coalizione contrapposta a Roma e ad alcune città etrusche sue alleate, e causato dal tentativo dei vulcenti di liberare il condottiero Celio Vibenna.

Frammento di un disegno realizzato da Carlo Ruspi per riprodurre l'affresco raffigurante Macstanra / Servio Tullio

L'affresco presenta i ritratti di Aulo e Celio Vibenna (Avle e Caile Vipinas), condottieri vulcenti realmente vissuti, e quello, particolarmente significativo, di Mastarna (Macstanra), guerriero etrusco al servizio di Aulo Vibenna da molti identificato, a partire dall'imperatore Claudio, con colui che, in seguito, fu conosciuto come sesto Re di Roma con il nome di Servio Tullio; Mastarna secondo una tradizione storiografica, occupato insieme a Celio Vibenna il colle Celio e grazie all'aiuto di uomini armati, riuscì a succedere a Tarquinio Prisco sul trono di Roma.
L'affresco aveva probabilmente un significato fortemente collegato alle vicende politiche dell'Etruria del IV° secolo, impegnata in un duro confronto con Roma: Vel Saties intendeva forse invitare i suoi compatrioti al superamento dei dissidi e all'unione contro il comune nemico rappresentato dalla Res Publica.

IL TRAMONTO Vel morì prima della definitiva sconfitta di Vulci, avvenuta agli inizi del III° secolo, e non fu costretto a vedere la sua città, un tempo centro egemone di un vasto territorio, obbligata a cedere il controllo della vicina costa tirrenica a Roma e ad accettare la trasformazione, in età tardo-repubblicana, in municipio romano; la memoria di questo antico signore d'Etruria è stata però conservata dai tesori pittorici e architettonici della sua magnifica dimora eterna.

Tramonto vulcente


PER MAGGIORI INFORMAZIONI:
  • La Tomba François sul sito del Parco di Vulci
  • La Tomba François sul sito della Soprintendenza
  • Voce dedicata a Luciano Bonaparte dal sito della Treccani
  • Voce dedicata a Mastarna dal sito della Treccani
  • Voce dedicata a Celio Vibenna dal sito della Treccani
  • Vulci sul sito della Soprintendenza
  • Breve storia di Vulci


    si invitano gli interessati a verificare la pubblicazione di eventuali aggiornamenti e a raccogliere informazioni presso le sedi opportune
    pagineveloci.net si scusa per eventuali modifiche o inesattezze non dovute all'autore del testo

    immagini e testi di Stefano Rosati

  • ALLA SCOPERTA DI NORCHIA

    BREVE STORIA DI VEIO