Teatro di Ferento
Il teatro ha segnato profondamente la cultura greca e romana.
I greci furono i primi a costruire edifici adibiti alla realizzazione e alla fruizione di rappresentazioni teatrali, eventi legati al mondo religioso dionisiaco e caratterizzati contemporaneamente da un alto valore artistico e da un elevato singificato civile ed educativo.
Il primo teatro stabile di Roma sorse invece alla metà del I secolo aC ad opera di Pomepo Magno,
Il noto politico e generale romano finanziò infatti, nella zona dell'attuale largo Argentina, l'edificazione di un teatro sormontato da un tempio.
Roma, Area sacra di Largo Argentina
Nel mondo romano il teatro fu un luogo fondamentale, secondo alcuni fu addirittura l'edificio civile per eccellenza; mantenne il collegamento ideale con la religione, stabiliendo contemporaneamente quello materiale tra cavea e scena a vantaggio dell'acustica, e divenne con il tempo un vero e proprio simbolo della civiltà nata sulle sponde del Tevere.
In età augustea, in particolare, la presenza di un teatro distingueva le città vere e proprie dai centri minori.
Le autorità locali di epoca imperiale sfruttarono il teatro e le sue decorazioni, ad esempio le statue, per rendere omaggio all'imperatore e alla sua famiglia, come testimoniano i teatri fatti erigere da Giuba II a Cesarea di Mauritania e da Erode a Gerusalemme oppure quelli sorti a Leptis Magna e Timgad in nord Africa.
Uno di questi gioielli dell'architettura romana si trova in provincia di Viterbo, a Ferento (a poche centinaia di metri dalla via Teverina).
Panorama da Ferento
FERENTO
Il centro abitato di Ferento fu fondata da genti etrusche sul colle tufaceo di Pianicara, ai piedi dei monti Cimini, nel IV sec. aC.
La zona aveva già conosciuto una stabile presenza umana poichè aveva ospitato, presso il vicino colle di S. Francesco, l'insediamento etrusco di Acquarossa, la Ferento arcaica abbandonata alla fine del VI secolo aC, chè è stato recuperato dagli scavi svedesi effettuati nella seconda metà del XX secolo e che è attualmente illustrato dall'ampia esposizione allestita stabilmente presso il Museo Nazionale Etrusco - Rocca Albornoz di Viterbo.
Viterbo, cortile della Rocca Albornoz
La città aveva pianta regolare, era circondata da mura ed era attraversata in senso est-ovest dalla via Ferentiensis che collegava Volsinii a Surrina (antico centro ospitato dalla zona dell'attuale Viterbo), conducecendo verso la Cassia e la Clodia, e che costituiva il decumano massimo della città.
Il territorio circostante, in particolar modo nella zona di Pianicara, fu utilizzato per la realizzazione delle necropoli.
Una delle tombe rinvenute è riconducibile alla famiglia dei Salvii, a cui appartenne anche l'imperatore romano Otone (I secolo dc).
Ferento fu colonizzata dai romani all'epoca dei fratelli Tiberio e Caio Gracco, famosi tribuni della Plebe vissuti nel corso del II secolo aC e uccisi a causa dei loro tentativi di riforma sociale, e divenne Municipio dopo la guerra sociale (inizi I sec. aC).
La città conobbe un notevole sviluppo urbanistico in età augustea, in questa fase furono infatti edificati il noto teatro, il Foro e l'Augusteo, dedicato al culto del primo imperatore romano; le terme risalgono invece al II secolo dC, periodo al quale risale anche un'epigrafe che indica Ferento come "splendidissima civitas".
La città decadde con la fine dell'Impero Romano d'occcidente e durante il Medioevo la popolazione si riorganizzò attorno al teatro (probabilmente il circulus Ferenti delle cronache medievali viterbesi) costruendovi casupole e botteghe e scavandovi anche alcune tombe (per le quali è stata ipotizzata anche un'origine successiva all'abbandono dell'abitato).
L'antica città romana, sostituita con il tempo da un piccolo centro fortificato, fu infine distrutta dai viterbesi tra 1170 e il 1172; la popolazione locale fu trasferita in un quartiere di Viterbo.
Mappa della zona del teatro di Ferento
IL TEATRO DI FERENTO
La storia del Teatro di Ferento cominciò, come detto, agli inizi del I sec. dC, con la costruzione dell'edificio originario, avvenuta nella parte occidentale della città e nei pressi della via Ferentiensis.
Il teatro fu restaurato durante la seconda metà del II sec. dC, probabilmente in epoca severiana, e di nuovo nei primi decenni del IV sec. dC.
Teatro di Ferento, arcate
L'opera mostra le caratteristiche tipiche dei teatri romani costruiti a partire dalla fine del II sec. aC e somiglia al teatro di Fiesole (tarda età repubblicana - prima età augustea) al teatro di Volterra (epoca augustea), al teatro di Marcello a Roma e a quello di Merida in Spagna.
L'edificio è orientato in direzione nord-sud e presenta una cavea, in parte scavata nel tufo e in parte sostenuta da una galleria semicircolare e da vani radiali, sormontata da 27 arcate (circa 2.5 metri di diametro) realizzate a tutto sesto e in peperino .
Piantina del teatro di Ferento
L'accesso all'orchestra (o platea), posta tra gradinate e palconsenico e destinata nel mondo romano ai posti dei senatori e delle persone di alto rango, era regolato dalle parodoi, corridoi inclinati delimitati da muri edificati nel tipico opus reticolatum degli antichi romani.
Il pavimento dell'orchestra è stato realizzato in peperino e risulta oggi ben conservato.
Teatro di Ferento
Ferento, orchestra e scena
Davanti all'orchestra, e separato da questa da un fossato (profondo 1,5 metri e largo 5 metri e sormontato da un pavimento di legno), il muro di sostegno del palcoscenico (pulpitum) era occupato da una serie di nicchie intervallate da colonnine ed era forse decorato da bassorilievi di marmo.
Teatro di Ferento, fossato
Al di la del palcoscenico la scena, attualmente in parte conservata, offriva agli spettatori l'immagine di tre porte incassate (la regia al centro e le Hospitales ai lati) utilizzate dagli attori.
L'accesso agli ambienti di servizio e al foyer del teatro era originariamente regolato dalle undici porte aperte sul postscaenium, sette delle quali si sono conservate fino ad oggi.
Teatro di Ferento, scena
LA DECORAZIONE ARCHITETTONICA
Al frontescena dell'edificio appartenevano numerosi elementi (basi, capitelli, colonne, statue ) conservati dagli anni ottanta presso il Museo Nazionale Etrusco - Rocca Albornoz di Viterbo, dopo l'iniziale collocazione nel Museo Archeologico di Firenze; notevole è il ciclo delle Muse, che abbelliva le nicchie presenti nell'ordine inferiore della scena e che fu probabilmente realizzato alla metà (o verso la fine) del II secolo dC e quindi in occasione degli interventi di età severiana.
Le muse, nel mondo classico, erano le nove figlie di Zeus e di Mnemosine, e, essendo cosiderate le protettrici dell'arte, furono spesso raffigurate nella decorazione dei teatri.
A Ferento Melpomene (la musa della tragedia) è ritratta con maschera tragica e clava, Talia (la musa della commedia) è raffigurata con maschera comica e bastone, Erato (la musa della poesia lirica) ha la cetra, Euterpe (la musa della danza e dei cori tragici) è presente con la doppia tibia, Clio (la musa della storia) impugna il dittico e uno stilo (mancante), Tersicore (la musa delle poesia conviviale) impugna la lira, Urania (la musa dell'astronomia) sosteneva una sfera con la mano sinistra. Di Calliope (la musa della poesia elegiaca) resta solo un rotolo mentre Polimnia (la musa della pantomima) non si è conservata.
Dal secondo ordine di nicchie del frontescena provengono invece una testa di Afrodite e una replica del Pothos di Scopa. Questi elementi appartenevano probabilmente ad un secondo ciclo statuario, di dimensione inferiore rispetto a quello delle muse, costituito da Afrodite, Pothos, e forse Himeros ed Eros.
Il ritrovamento, durante gli scavi, di una testa di Caracalla giovane (oggi conservata a Firenze) permette di ipotizzare anche la presenza di una statua di Settimio Severo, suo padre.
PER MAGGIORI INFORMAZIONI:
Patrizio Pensabene, Il Teatro romano di Ferento (da Google books, disponibili solo alcune pagine)
Il sito dedicato agli scavi di Ferento dall'Università della Tuscia
Voce del sito della Treccani dedicata alla città di Ferento
Voce dal sito della Treccani dedicata alle Muse
Il proscenio sul sito della Treccani
L'orchestra sul sito della Treccani
Il pulpito sul sito della Treccani
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di Stefano Rosati